Torre De’ Picenardi
Il Territorio di Torre de’ Picenardi e la sua storia
Rare e molto frammentarie sono le notizie storiche circa i primi insediamenti umani nel territorio dell’attuale Torre de’ Picenardi, i ritrovamenti di epoca preistorica nelle vicinanze fanno certamente pensare che già nell’età del rame la presenza dell’uomo fosse riscontrabile nella zona; in età romana le tracce si fanno più numerose, se sono prova i numerosi reperti custoditi presso il museo archeologico della vicina Piadena, che raccoglie i vari ritrovamenti degli ultimi decenni di attività archeologica in zona, fra cui quelli dell’importante insediamento romano di Bedriacum.
Nel 1984 sul confine con il comune di Isola Dovarese vennero alla luce i resti di una villa rustica romana, databile tra il primo e il secondo secolo D.C, ulteriore segnale di un sempre più definito e stabile insediamento sul territorio; da non dimenticare la vicinanza con la via Postumia, arteria romana che congiungeva Genova con Aquileia, attraversando la Pianura Padana e il territorio cremonese.
Nei secoli successivi, così come per molti altri centri del cremonese, le notizie e soprattutto i ritrovamenti si fanno molto radi, possibile traccia potrebbero essere i toponimi, come quelli dei santi titolari delle due chiese di S. Lorenzo e S. Apollinare, di devozione molto antica e legata al periodo longobardo.
I primi documenti del periodo medievale riguardanti l’abitato di Torre e le sue frazioni risalgono al XIII secolo; nel 1278 il capoluogo porta il nome di Torri de’ Malamberti o Madalberti, antica famiglia cremonese che molto probabilmente detenne delle proprietà nella zona prima dei Picenardi; nel 1203, (attualmente la più antica citazione sinora ritrovata del territorio di Torre), la frazione di S. Lorenzo è definita ” Sancti Laurencii Faroldi”.
Due documenti, rispettivamente del 1308 e del 1367, documentano la più antica traccia della presenza della famiglia Picenardi sul territorio, presenza che tranne brevi interruzioni continuerà e legherà il paese con la famiglia fino alla metà del XX secolo; alla fine del secolo sembrano cessare le proprietà dei Madalberti, nel XV secolo sia le Torri sia S. Lorenzo iniziano infatti a portare entrambe l’appellativo de’ Picenardi dopo il nome, chiaro segno che la nobile famiglia cremonese si era ormai stanziata definitivamente e stabilmente sul territorio.
Tra il XV e il XVI secolo, le Torri e le sue frazioni, passate ufficialmente sotto il ducato di Milano, videro la presenza e il passaggio di truppe, incursioni, e altri episodi di ordine bellico e militare; nel 1414 Cabrino Fondulo, fece visitare il castello all’Imperatore Sigismondo e ai tre contendenti per il Pontificato: Gregorio XII, Benedetto XIII e Giovanni XXIII, nel 1419, il conte di Carmagnola, non osando venire alle armi con Cabrino Fondulo, andò scorrazzando per il cremonese, saccheggiando le campagne fra le quali anche le Torri.
Nel 1426 e 1427, i Veneziani, di passaggio dopo aver sconfitto le milizie milanesi dei Visconti, con settantamila soldati occuparono le Torri, S. Lorenzo ed altre terre vicine e vi commisero ogni tipo di violenza; stessa sorte il 25 giugno 1509, quando a Pozzo e a S. Lorenzo, cinquecento lance francesi e mille fanti, che dovevano passare l’Oglio ad Isola Dovarese per andare ad Asola saccheggiarono l’abitato commettendo violenze e soprusi, così come anche il 9 e 10 gennaio 1516.
Nel 1525 Antonio Maria Picenardi acquistò la restante parte del castello non ancora in suo possesso divenendone così l’unico proprietario. L’ultimo grande saccheggio alle torri avvenne nel 1648 quando il Duca di Modena, alleato ai Francesi, , si diresse contro gli spagnoli, che si ritiravano per difendere Cremona. Durante questi sconvolgimenti bellici, era mastro di campo della milizia forense (urbana) di Cremona, Il Capitano Galeazzo Picenardi; il capitano, era però odiato dai Francesi, i quali il 13 febbraio 1648, saccheggiarono il castello delle Torri di sua proprietà e il villaggio e tentarono di impadronirsi del castello, ma furono inizialmente respinti, qualche mese dopo Agostino da Piadena, un bandito, si recò alle Torri con vari soldati francesi di cavalleria; avendo trovato il castello indifeso, vi penetrò e lo saccheggiò.
A partire dal XVIII secolo inizia per il territorio di Torre un periodo di relativa tranquillità, i Picenardi, divenuti nel 1714 Marchesi, iniziarono alcune importanti opere di ristrutturazione dell’antico castello di famiglia, che culmineranno nella grande campagna edilizia della seconda metà del secolo che trasformerà la struttura nell’imponente villa di campagna che ancora attualmente possiamo ammirare. Sempre su impulso della nobile famiglia locale nel 1710 alle Torri iniziò, sulle fondamenta del precedente edificio sacro, la costruzione della nuova chiesa parrocchiale, dedicata al santo milanese Ambrogio, il cantiere durerà sino al 1724, anno dell’apertura della chiesa al culto; tra la fine del ‘600 e la prima metà del ‘700 anche le chiese delle altre frazioni di Pozzo e S. Lorenzo vennero ricostruite o rimaneggiate. Analogamente nel secolo successivo toccò al castello di S. Lorenzo, di esclusiva e totale proprietà dei Conti Crotti Calciati dal 1731, ad essere interessato da un grande rimaneggiamento operato a partire dal 1829 dall’architetto Luigi Voghera.
I secoli XVIII e XIX vedono nel territorio dell’odierna Torre de’ Picenardi una significativa presenza nobiliare, oltre alla famiglia Picenardi nel capoluogo con il castello e i terreni annessi era possibile riscontrare anche la famiglia dei Conti Crotti, con il castello di S. Lorenzo, i Principi Soresina Vidoni che sempre nella frazione detenevano numerose proprietà; nella frazione di Pozzo Baronzio sempre come proprietari terrieri vi erano i milanesi Conti Melzi D’Eril, mentre il grande cascinale rurale in località Ca de’Caggi era dei Marchesi Resta Pallavicino, ancora attualmente gli unici proprietari terrieri nobili presenti nella zona. Data la vocazione agricola e rurale di questa parte del basso cremonese sin dal medioevo ampiamente sviluppato fu l’insediamento di ordini monastici dediti alla coltivazione della terra e all’agricoltura, alle Torri erano presenti i religiosi dell’ordine dei Padri di S. Salvatore, che abitanti in una cascina poco fuori il centro abitato coltivano le loro circa 180 pertiche di terreno; con le soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi le proprietà dei Padri passarono alla famiglia Picenardi, i cui terreni erano confinanti.
L’ultima presenza militare a Torre dell’800 risale al 1866 quando nel castello delle Torri venne stanziato per alcuni giorni il Quartier Generale dell’Esercito Nazionale Italiano, insieme a Cicognolo, dopo la battaglia di Custoza, comandato dal Generale La Marmora. Nel 1868 le cinque frazioni che sino ad allora erano rimaste divise, ossia Torre de’ Malamberti, Torre d’Angiolini, S.Lorenzo, Pozzo Baronzio e Ca de’ Caggi con decreto del Re d’Italia Vittorio Emanuele II vennero unificate sotto un unico comune all’interno del mandamento di Pescarolo denominato “Torre de’ Picenardi” , nome che tuttora conserva.
Sin dal medioevo i cinque piccoli centri che formano il comune di Torre de’ Picenardi erano a vocazione esclusivamente agricola, con una numerosa presenza di grandi cascinali contadini, alcuni di essi di antica fondazioni come quelli ancora attualmente esistenti a Pozzo Baronzio e a Ca de’ Caggi. È a partire dalla seconda metà dell’800 come del resto in molti altri centri della Pianura Padana che si assiste a un progressivo innalzamento demografico che culminerà proprio nel ‘900; senza dubbio un decisivo contributo venne dato dalla costruzione della linea ferroviaria Cremona-Mantova, che congiungeva e congiunge ancora attualmente i due capoluoghi, attraversando anche Torre de’ Picenardi, la linea venne aperta e inaugurata il 6 settembre 1874.